Riforestare è qualcosa di molto più complesso e articolato della “semplice” piantumazione di alberi: non basta mettere a dimora più piante possibili per risolvere l’inquinamento e i problemi climatici del Pianeta. Le 6,6 milioni di piante che nei prossimi tre anni saranno distribuite nelle 14 città metropolitane italiane, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, serviranno per il recupero e la riqualificazione delle zone abbandonate e per attività di sensibilizzazione sui temi ambientali, non certo non per ridurre emissioni e difendere la biodiversità: obiettivo ambizioso, per cui occorrerebbero però ben altri investimenti e progettualità. Tuttavia gli alberi possono assolvere molteplici funzioni: dalla rivalutazione economica di spazi e quartieri, al benessere psicofisico dei suoi residenti.
Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, oltre un milione e mezzo di alberi dovrebbe andare a dimora già nel 2022, cioè in meno di un mese. E hanno bisogno di essere messi al posto giusto, con tempi e modi programmati e certificati. Non è sufficente piantare alberi a caso – senza aver chiaro dove, come e quando – e affidarsi alla loro capacità di crescere senza impattare su strade, case, tubature, tralicci elettrici: serve per legge una chiara ed efficace pianificazione e una valutazione d’impatto ambientale affinché si possa trarre pieno beneficio da questa iniziativa “verde”. La ripiantiumazione ha a che vedere con le relazioni che si innescano tra gli alberi e i vari elementi di un ecosistema: è necessario progettare accuratamente la strategia, prendendo in considerazione le specie, il rapporto tra le piante e le città e le infrastrutture urbane limitrofe.
Secondo i dati riportati da Lina Fusaro, ricercatrice dell’Istituto per la Bioeconomia del Cnr-Ibe), piantare alberi in città serve. Innanzitutto perché le chiome degli alberi garantiscono un confort termico che deriva sia dal diretto ombreggiamento delle superfici artificiali, sia dal processo di traspirazione. Attraverso l’evaporazione idrica dalle chiome, si abbassa la temperatura dell’aria, sostituendo quindi in parte l’uso dei condizionatori. Ecco perché negli ultimi 15 anni la disponibilità di spazi verdi urbani nelle grandi città del mondo è aumentata di oltre il 4% cosiccome l’accessibilità agli spazi verdi urbani (+7% nello stesso periodo di tempo). Eppure siamo ancora lontani dallo standard minimo di presenza di verde nelle città: secondo l’Oms dovrebbe essere 9 mq di verde per abitante, con l’ambizione nel migliore dei mondi possibili di poter arrivare a circa 50 mq pro capite. Da questo punto di vista, Roma vanta un rapporto tra i migliori al mondo, di 39m2 pro capite.
Un albero non è una soluzione, ma un essere vivente. Come ricorda una recente inchiesta di Wired, piantare alberi importa poco rispetto a curarne il loro sviluppo e ad occuparsi della loro collocazione. Piantumare centinaia di migliaia di alberi potrebbe rivelarsi non solo una scelta inefficace ma addirittura deleteria se questo non avviene all’interno di una pianificazione strategica della rigenerazione urbana. Questo perché data la velocità con cui avvengono i cambiamenti ambientali soprattutto all’interno delle città, la difficoltà delle specie di adattarsi all’ambiente in rapido cambiamento potrebbe diminuire la loro funzionalità mitigatrice richiedendo però una manutenzione importante. E la scienza agronomica è interessata e coinvolta in questo processo.
Si possono trarre benefici solo quando la piantumazione è pianificata in modo sinergico all’area in cui si interviene perchè i numerosi servizi ecologici forniti dalla vegetazione dipendono dalla piena funzionalità delle specie che sono messe a dimora. Un albero di per sé non è funzionale alla mitigazione del clima urbano: questa è invece l’effetto di una pianificazione urbanistica dove creare, o rigenerare, un ecosistema di cui l’albero è solo uno tra i protagonisti.
Come spiega proprio a Wired Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura e progetti speciali di Greenpeace Italia: “Da un lato è importante piantare e aumentare la superficie verde in città: sappiamo benissimo qual è la differenza tra una strada asfaltata e una ombreggiata dagli alberi. Detto questo, ciò è che manca in generale è una pianificazione a monte adeguata degli spazi verdi, e non collocarli dopo dove è avanzato dello spazio”. Nella strategia urbana rientra anche la tutela dello spazio a disposizione, che non deve essere più sottratto per motivi puramente speculativi. “L’altra questione da tenere d’occhio è la cementificazione: prima di individuare spazi per piantare nuovi alberi fermiamo il consumo di suolo, che è un problema rilevante”. Pure Ferrario mette l’accento sulla differenza di una foresta rispetto a piantare tanti alberi: “Si tratta di due mondi diversi. Ricreare foreste ha un valore aggiunto di biodiversità, ad esempio, rispetto a piantare un gran numero di alberi” che non sono un sistema vivente sinergico. E anche per ricreare una foresta è necessaria una strategia precisa e condivisa a livello generale rispetto alle esigenze del territorio.
